Quando devo spiegare quello che si fa durante i laboratori artistico espressivi faccio sempre molta fatica perché non amo etichettare le cose. Posso dire con certezza, però, che ogni incontro riguarda la sfera del sentire più che del fare, anche se poi in effetti si realizza qualcosa. Il creare però è un effetto del sentire e va oltre la mera gratificazione dell’oggetto o dell’opera realizzata. Il sentire è un qualcosa di talmente soggettivo e impalpabile che neanche chi è cosciente di provare delle sensazioni riesce a spiegarle. 

Si è in gruppo, ma al contempo in uno spazio intimo.

Si è in un luogo non luogo che esiste oltre i confini dello spazio e del tempo e questa cosa viene avvertita sempre, infatti le fruitrici sono talmente assorbite da ciò che stanno facendo da dimenticarsi dove sono e non avvertire lo scorrere del tempo.

Questo dimorare nel qui ed ora, in questo stato di concentrazione e presenza così distante dai ritmi della vita quotidiana e dai pensieri che affollano di solito le nostre menti, crea un collegamento con il nostro Sé, con la nostra essenza, la nostra parte più autentica. Le persone che frequentano percorsi laboratoriali di questo genere è come se piantassero un seme nel loro inconscio, apparentemente non succede nulla, ma sotto il terreno succede qualcosa, avvengono delle trasformazioni, dopo un periodo di tempo e guardandosi indietro riescono a capire l’evoluzione avvenuta.

Ogni piccolo cambiamento diventa fondamentale per la nostra crescita interiore ma non solo. L’effetto dell’evoluzione interiore si riflette sulle conquiste che si riescono ad avere sul piano delle relazioni, sul piano della realizzazione di noi stesse, sulla maggior sicurezza nelle nostre capacità di creare la vita che vogliamo e di conseguenza il mondo che vogliamo.